A Pregola sono stati scoperti i resti di una antica chiesa dedicata a Sant’Agata. Alcuni dei reperti erano già stati trovati dallo storico locale di Varzi Fiorenzo Debattisti che incuriosito dalla frase in dialetto “gesa ed su”, cioè “chiesa di sopra” usata dagli anziani del posto per indicare la parte alta del paese, ha dato il via alla ricerca.
«Trovata la conferma dell’esistenza di quell’antica chiesa dedicata a S. Agata nei documenti, – Spiega Fiorenzo Debattisti -ho cominciato ad esplorare proprio nei luoghi indicati in una mappa del 1766 rinvenuta negli archivi di Stato di Torino e sono riuscito ad individuare i resti dei muri. Proseguendo il mio cammino, mi sono imbattuto, nel tracciato coperto dai rovi della chiesa che aveva l’abside, ancora parzialmente riconoscibile, verso la montagna e la facciata verso la valle. Accanto alla chiesa, esterno ad essa, ho scoperto anche il fonte battesimale che insisteva su una fonte naturale ancora attiva».
Non si conosce esattamente la data di fondazione della chiesa, ma, Debattisti ha appurato come possa essere legata alla storia del monastero di S. Colombano di Bobbio che nel 622 ebbe in donazione dai Longobardi il territorio che andava dall’Alpicella Pennice (Monte Penice) a “Petra de Gragio” (verosimilmente Pregola) fino al fiume Trebbia. La prima citazione della chiesa di S.Agata si trova in un documento dell’ 862 che registra la proprietà del monastero di Bobbio.
Le vicende successive della chiesa sono legate a quelle della famiglia Malaspina e del loro primo castello, forse situato in quella parte del paese che oggi è chiamata “borgo”. Per contesa interna fra i vari membri di quella famiglia il castello fu incendiato e in quell’occasione forse fu danneggiata anche la chiesa: siamo nell’anno 1575. Alla fine del mese di agosto è stato organizzato un rito suggestivo.
Una schiera di fedeli è salita fino ai resti della chiesa per sottolineare, come ha rilevato il parroco don Massimiliano Bergomi, la continuità della fede trasmessa dagli avi. La processione è poi scesa dal monte con le fiaccole accese e, attraversando il paese, ha raggiunto la chiesa attuale.
Mattia Tanzi
(Articolo dal N° 34 del 20/10/2016 del settimanale “La Trebbia”)
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