L’uscita è prevista per la fine di aprile ma il piccolo gioiellino intitolato “Le farfalle diurne della Valle Staffora” (24 pagine, 17 euro) si può già prenotare sul sito della Fiorina Edizioni, piccola casa editrice varzese specializzata in stampe d’arte. L’autore è Francesco Gatti, operatore del museo di scienze naturali di Voghera che in attesa della pubblicazione l’anno prossimo dell’Atlante delle Farfalle dell’Oltrepo Pavese, ha deciso di proporre un piccolo assaggio di quanto si potrà trovare poi sul manuale compilato dal museo.
Grande appassionato di lepidotteri e presidente della neonata associazione “Iolas” per lo studio e la conservazione delle farfalle, Gatti ha messo a disposizione il suo archivio fotografico realizzando insieme all’editore un agile libretto che può essere utile a chi volesse dedicarsi all’osservazione delle farfalle in zona: «Chiarisco subito – dice l’autore – che non si tratta di un lavoro esaustivo o di una guida scientifica. Il progetto nasce come un libro-oggetto, un bel pensiero da regalare a qualche amico appassionato e non certo come una ricerca scientifica, cosa che invece sarà l’Atlante a cui stiamo lavorando dal 2010 con l’equipe del museo. Al suo interno ho inserito le immagini più belle a mia disposizione, che non ritraggono certo tutte e cento le specie di farfalle attestate in Valle Staffora».
Zona ricchissima di lepidotteri, la Valle Staffora ospita tante specie autoctone ma anche alcune che arrivano da molto lontano: «Una di queste è la sudafricana Licenide del geranio (arrivata da noi insieme al fiore) ma anche la Vanessa del cardo, che vive qualche mese riuscendo a compiere lunghissime migrazioni. Oltre a quelle che arrivano dall’estero, in zona non mancano nemmeno gli esemplari rari a livello europeo come la Maculinea del timo, interessantissima perchè i suoi bruchi vengono “allevati” dalle formiche, che forniscono loro nutrimento e protezione in cambio di una secrezione zuccherina prodotta dal bruco e di cui le formiche sono ghiotte. Più comuni ma altrettanto belle, in zona si vedono spesso la Cavolaia maggiore (Pieris brassicae, un tempo così numerosa da rappresentare un pericolo per le coltivazioni orticole e oggi in continua diminuzione) e la Icaro (Polyommatus icarus): appartenente alla famiglia dei licenidi (le “azzurrine” come le chiamano in molti), abbellisce il paesaggio della valle nelle sue zone più incontaminate, mentre è in diminuzione nelle aree di maggior presenza antropica».
L’Oltrepo, di cui la Valle Staffora fa parte, è una delle zone più ricche dal punto di vista della popolazione dei lepidotteri: «Grazie alla sua posizione favorevole, a cavallo tra Europa Continentale e Mediterranea, a due passi dall’Appennino- ha detto Gatti- l’Oltrepò è una zona in cui è possibile incontrare qualcosa come 120 specie: un numero enorme, se si considera che nell’intera Gran Bretagna ce ne sono soltanto 56 e che in tutta Italia ne possiamo osservare 280, vale a dire poco più del doppio».
Serena Simula
http://laprovinciapavese.gelocal.it (05/04/2016)
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