Fabbrica.
(Anni Quaranta del secolo scorso)
A Fabbrica di Ottone il giovane seminarista Andrea Varinotti (1921/82), in seguito parroco di Selva di Cerignale, missionario in Perù… si era ritagliato lo “studio” nel fienile, sottraendogli particella di sottotetto. In quel rustico ambiente, a sezione triangolare, raccoglieva materiale scolastico ed arredi: un tavolo, poche sedie, alcuni ripiani. Tra i libri, variamente riposti, testi di religione e propri del suo amato hobby: la matematica, in cui eccelleva (grande talento, forte interesse, mirabili risultati).
In coincidenza degli spioventi del tetto con i muri laterali del fienile un rozzo assito di castagno, costituiva il pavimento dello studiolo, architettonico prisma. Corde robuste, ancorate alla travatura dell’intradosso, ne sostenevano il peso, garantendo stabilità e sicurezza. Una scala a pioli, pioppo leggero e maneggiabile, era utilizzata per raggiungere la singolare postazione. Alcune tegole erano state sostituite col vetro. Il sole si insinuava prepotente per curiosare un po’, impietoso radiatore aggiuntivo, nella micidiale canicola estiva. I suoi raggi erano l’unica luce nella penombra del luogo e lancette di orologio infallibile nelle lunghe ore di studi appassionati ed impegnativi. L’aroma del fieno “allora allor falciato” si spandeva gioioso a “rallegrar le anime e i cuori”, facilitando concentrazione e apprendimento.
Durante la seconda guerra mondiale diversi giovani, sfollati nell’Ottonese dalle grandi città, si erano “iscritti” alla scuola di matematica, latino e greco di Andrea. Solo raggiungere l’“aula”, mediante l’uso dei pioli, doveva essere stata una emozionante, indimenticabile esperienza. Un pedagogico accattivante cimento preliminare alle lezioni, nell’impegno di destrezza e forza. Ascensione, dunque, in senso figurato e proprio. Un “gioco” istruttivo e indimenticabile! In quell’agreste scuoletta, liceali di città, avranno potuto riscontrare concreti aspetti di vita contadina, come descritti da Virgilio, Orazio, Tibullo… Avranno potuto riviverli in modo diretto. Accanto al futuro Don Andrea, più e meglio apprezzarli, con positivi ricadute e sviluppi per tutta la loro vita!
Gli studenti attendevano, molto presi, ai loro esercizi e libri, sotto la guida di un “professore” poco più grande di loro, ma già degno di ottima cattedra.
Quanto sopra mi è stato riferito da un antico studente che ricordava con riconoscenza e molta stima don Andrea e le sue lezioni di matematica. “Sono state” mi diceva “Base sicura ai miei successivi studi scientifici. Non mi stancherò di ringraziarlo”.
Campi di Ottone.
(Anni Sessanta del secolo scorso)
Il parroco don Luigi Cappellini (1914/1972), era nativo di Rovegno. Dopo gli sudi nel Seminario di Bobbio fu nominato prevosto di Pievetta, nel Comune di Santo Stefano d’Aveto. La popolazione lo ricorda ancora come eccellente sacerdote e abile apicoltore. Pane e miele erano il ricercato corrispettivo proprio dei suoi chierichetti, a conclusione di funzioni religiose. Alle famiglie della parrocchia donava confezioni molto apprezzate, data la rarità di zucchero ed altri possibili dolcificanti.
L’apicoltura è sempre stata un’arte a cui si applicavano volentieri i religiosi, monastici o secolari, in tutti i tempi della civiltà rurale. Don Cappellini ne fece un hobby scientifico, tecnologicamente avanzato, dotandosi di moderne attrezzature.
In seguito (1954), la parrocchia di Campi di Ottone, sciolta dalla Diocesi di Tortona, venne aggregata a quella di Bobbio. Don Luigi ne divenne il primo titolare, ai tempi del Vescovo Mons. Pietro Zuccarino. A Campi, dove sarebbe rimasto per tutto il resto della sua vita, oltre alla produzione di miele si occupò di orto, giardino e pergolato. I “migliori rustici manufatti della Diocesi di Bobbio”, dicevano alcuni, fra i tanti che ne apprezzavano bellezza e qualità. Il pergolato, noto per le sue uve, divenne luogo di accoglienza; contemplazione e raccoglimento. Pergolato/sfondo a tante letture di meditato breviario, a tante dotte lezioni di storia medievale, storia dell’arte e lingua inglese, rivolte da don Luigi agli studenti medi ed universitari di Ottone e dintorni (compreso lo scrivente, nella metà degli anni Sessanta del secolo scorso). Tra gli insegnamenti di quel dotto, pio e benemerito sacerdote, riporto il seguente suo auspicio e augurio, universalmente valido e sempre molto opportuno: “Vivere una vita rispettosa di religione, umanità e natura… possedere un giardino pieno di fiori e una casa piena di libri”.
Attilio Carboni.
Related Posts