Frederic Lees é stato un giornalista e scrittore inglese che attraversó la Liguria a piedi nel 1911 pubblicandone un resoconto che ebbe piuttosto successo. Nel suo viaggio, Lees si avvalse di una guida personale di cui abbiamo solo le iniziali, ‘J. K.’, ma sappiamo che era membro della Societá Ligure di Storia Patria di Sanremo. Il libro, intitolato Wanderings on the Italian Riviera (1912) comprende sessanta fotografie ad opera dell’autore e celebra l’idea di ‘viaggio lento’, particolarmente popolare tra la tarda etá Vittoriana e quella Edoardiana, come esemplificato da alcune pubblicazioni molto famose tra cui Tre Uomini in Barca di Jerome K. Jerome (1889). Durante il suo soggiorno genovese nel mese di Marzo, Lees colse l’occasione per visitare il Genovesato, esplorando le valli interne del Bisagno e dello Scrivia, all’epoca sempre più popolari come luoghi di villeggiatura in Estate. Lees giunse fino a Torriglia, di cui ci ha lasciato una descrizione storico-geografica molto accurata, probabilmente la prima in lingua inglese di cui si sia a conoscenza.
A differenza della bassa Valle Scrivia ligure, l’area a monte di Casella era generalmente sconosciuta ai viaggiatori inglesi. Grazie alla presenza della Strada Regia dei Giovi, inaugurata negli anni venti dell’Ottocento, e della Ferrovia Genova Torino (1853) attraverso la Val Polcevera, il valico dei Giovi e la Valle Scrivia, un numero crescente di viaggiatori attraversava e spesso sostava nei borghi del fondovalle tra cui Busalla, Ronco e Isola. Torriglia sorge in una posizione marginale dell’Alta Valle Scrivia alle falde del Monte Antola. Il modo più veloce per raggiungere Torriglia da Genova é attraverso la Val Bisagno, a est della cittá e il Passo della Scoffera (674 m), un territorio che nonostante diversi progetti tra cui quello di una ferrovia, soffre ancora adesso di vie di comunicazione piuttosto lente.
Lees decanta Torriglia come luogo ‘incantevole in ogni momento dell’anno, eccetto nello sterile silenzio dell’inverno: uno di quei luoghi che seppur non significativamente attraenti, hanno una storia da raccontare e rimangono impressi nella memoria’ Per sfortuna di Lees, le montagne dell’entroterra genovese a Marzo sono ancora spoglie e i colori spenti, com’ebbe lui stesso a notare affermando che ‘la Natura non ha neanche in minima parte mostrato i suoi più bei colori mentre stavo risalendo la Val Bisagno verso Torriglia’ (1912, p. 242). Apprezzò, tuttavia, la lenta mutazione del paesaggio e la transizione tra città e campagna, anche se notò che la Val Bisagno era giá ‘deturpata dalle industrie’ e le sponde del torrente ‘sfigurate’ da industrie e attività varie (1912 p. 243). Erano quelli i tempi dello sviluppo industriale e dell’espansione urbana di Genova, all’epoca tra le cittá più ricche d’Italia, e da lí a poco sarebbe stata proclamata la Grande Genova (1926), con l’unione di 26 comuni, tra cui alcuni della Val Bisagno, per un totale di 580.000 abitanti. La fotografia della valle, presa dalle alture genovesi subito sotto il Righi, mostra la zona tra Marassi e il Cimitero di Staglieno. All’epoca la zona stava vivendo una rapida espansione urbanistica anche se, a differenza della situazione attuale, il letto del torrente era ancora relativamente ampio e aperto.
Camminando verso monte, Lees raggiunse La Presa, così chiamata perché da qui l’acquedotto Genovese attingeva la sua principale fonte idrica. Lees nota che l’acquedotto, oggi in parte rimaneggiato, é una presenza costante e impossibile da non notare nel paesaggio della valle. Passata La Presa il paesaggio muta e assume ‘un aspetto più naturale’ con le sponde del Bisagno coperte di erica e circondate da fitti boschi di castagno con ‘milioni e milioni di primule e boscaioli al lavorò. L’attività di taglio del bosco, all’epoca molto diffusa, garantiva la giusta insolazione per fiori primaverili come le primule. Una volta valicata la Scoffera Lees cominciò a scendere verso l’Alta Valle Scrivia nel versante opposto, lungo una strada ‘resa piacevole da questi fiori, alternati occasionalmente a macchie di profumate violette (1912, p. 243).
Una volta a Torriglia, Lees apprezzò le preziose nozioni riportate da Davide Bertolotti nel suo il Viaggio nella Liguria Marittima (1834), una guida di viaggio che costituisce ancora oggi una delle fonti più importanti per lo studio del paesaggio storico della Liguria. Nel 1911 la guida era abbastanza datata, e Lees osservò che il paese ‘oggi (é) senza dubbio meno primitivo di quanto non lo fosse quando Bertolotti lo visitò, soprattutto per merito della ‘bella strada nazionale che mette (Torriglia) a contatto con la civiltà (1912 p. 244 – 245). A Nord della Scoffera, Lees cita da Bertolotti, ‘le acque si avviano all’Adriatico’ e ‘larghe selve di castagni vestono le coste del monte, e si fanno più folte ove in fondo alla valle passammo l’influente maggior della Scrivia’. La coltivazione del castagno ha rappresentato per secoli la principale fonte di sostentamento per le povere popolazioni d’Appennino. Se la Riviera gode di un clima mite durante tutto l’anno, che permette diversi tipi di coltivazioni, tra cui la vite e l’olivo, il versante settentrionale dell’Appennino é caratterizzato da un clima più rigido, in particolare in inverno. All’epoca di Lees questo contrasto era ancor più accentuato di oggi, e nonostante il fenomeno crescente della villeggiatura, le montagne della Scrivia e della Trebbia stavano vivendo in quel periodo l’inizio di quello spopolamento che divenne particolarmente significativo dagli anni venti e che solo recentemente parrebbe essersi fermato.
Il nascente fenomeno della villeggiatura é testimoniato da alcune ville costruite da ‘genovesi agiati che hanno scelto per le loro residenze estive alcuni dei punti più deliziosi, in posizione sopraelevata, con la vista sulla valle e sulle distanti colline color violetto’ (1912, p. 246). La caratteristica principale del paesaggio di Torriglia è il suo castello, che si può ammirare particolarmente bene da un ‘sentiero vicino ad un torrente al di sotto di un piccolo gruppo di case, conosciuto come Torriglia Vecchia, alla testata della valle’ (1912 p. 246). Oggi questa é la strada che collega Torriglia ai paesi dell’Alta Val Trebbia, in particolare Bavastri, Bavastrelli, Caprile e Propata. Ci siamo recati in zona in una giornata soleggiata di Dicembre, alla ricerca del punto di vista di Lees. La visione del castello dallo stesso punto é ostacolata da alcuni alberi cresciuti di recente, ma la strada offre molti altri scorci che permettono un confronto tra la situazione attuale e la fotografia storica. Seppur già in rovina, il castello al tempo di Lees conserva ancora la sua forma, con le mura e la torre principale ancora in discrete condizioni. Nella foto, il castello si erge sull’apice di una collinetta che si presentava completamente sgombra di vegetazione anche per garantire la massima visibilità a fini militari. Nel 1911 il castello era in abbandono dal 1797, data della soppressione dei Feudi Imperiali. Lees ci riporta un dettagliato rendiconto delle vicende storiche del castello, di cui si ha prima menzione in un documento del 972 e che per secoli é appartenuto alla famiglia dei Fieschi. In un assolato pomeriggio di Giugno i ‘rivoluzionari’ assalirono il castello, danneggiandolo, e quella stessa notte i ladri ‘completarono il lavoro di distruzione’ (1912, p. 255).
Oggi il castello versa in condizioni ancora peggiori, ma si staglia ancora sulla collina a dominare l’abitato di Torriglia. Il paesaggio della collina é ancora aperto e il vasto prato che circonda il castello a monte é ancora regolarmente sfalciato. Se paragonato ad altre aree dell’Appennino, l’anfiteatro di Torriglia, esposto a Sud, é ancora in parte sfruttato a fini agricoli. Tuttavia i segni dell’abbandono sono tangibili anche qui, come nel caso della montagna che sorge dietro il castello e che fa in parte da sfondo alla fotografia, identificata nel Monte Spigo (1124) tra Torriglia e la Val Pentemina. Nella foto il monte é completamente aperto e in parte terrazzato. Lo stesso territorio oggi é invece coperto da un bosco misto di latifoglie tra cui il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), la Rovere (Quercus robur), il Castagno (Castanea sativa) e il Nocciolo (Corylus avellana). Nella foto di Lees la traccia bianca della strada carrozzabile é ben visibile, circondata da campi aperti ed edifici isolati; la stessa strada attualmente é appena visibile dalla stessa posizione a causa della presenza di nuovi edifici e giardini con conifere ornamentali. La chiesa di Torriglia, dedicata a Sant’Onorato, é un’altra caratteristica preminente del territorio, sia nella foto storica che nel paesaggio attuale.
L’aria di montagna ‘pulita e inebriante’ incoraggiò Lees a ‘procedere ulteriormente, miglio dopo miglio’ sulle orme di Bertolotti, al punto che fu quasi tentato di raggiungere la cima del Monte Antola, a 1597 metri di quota. Il monte ha una flora particolarmente ricca, in particolare di piante medicinali, e il suo nome deriva probabilmente dal greco Anthos (fiore). Attualmente l’area é compresa dentro i confini del Parco Naturale Regionale del Monte Antola, istituito nel 1995 per proteggere l’ambiente naturale e il paesaggio delle alte valli Scrivia e Trebbia. Torriglia, dove si trova la sede scientifica dell’Ente Parco, é un punto di partenza ideale per esplorare il parco e godere di un paesaggio alpestre a meno di 40 km dal mare.
(Articolo gentilmente concesso dal sito https://topographicalart.wordpress.com)
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