“…treno interregionale delle 14.30, proveniente da Genova e diretto a Piacenza, arriva e parte al binario 1. Ferma a Rovegno, Ottone, Marsaglia e Bobbio”.
Immaginate di attraversare la valle del Trebbia seduti comodamente sul vagone di un treno invece di patire in macchina le curve della Statale 45.
Vi sembrerà un sogno, o perlomeno una cosa tanto strana quanto bizzarra, ma nel lontano 1872 un Consorzio degli Istituti di credito si costituì a Genova per la costruzione di una linea ferroviaria che, per le valli del Bisagno e della Trebbia, allacciasse direttamente Genova e Piacenza.
Fin da quel tempo i rappresentanti del commercio genovese intravedevano i futuri bisogni e il Consorzio ordinava il progetto della nuova linea all’ingegnere Soldati.
Il progetto presentato il 28 febbraio di due anni dopo non ebbe fortuna. Troppe le difficoltà sia per la conformazione del territorio sia per gli ostacoli di tipo economico.
Nel frattempo il porto di Genova si ampliava e la nuova linea ferroviaria di Ronco non sembrava sufficiente a ricoprire le necessità del crescente commercio.
Era naturale che l’idea risorgesse.
Infatti, nel 1895, si ricostituì un Comitato per la costruzione della stessa ferrovia ideata più di vent’anni prima.
La linea sarebbe dovuta partire direttamente dal porto, sottopassare Carignano, elevarsi quanto meno possibile sul mare e passare dal Bisagno alla Trebbia senza entrare nella valle dello Scrivia.
Il progetto, che avrebbe dovuto rispondere ad esigenze di carattere tecnico e strategico, fu abbozzato dall’ingegnere Conte Carlo dal Verme.
Quest’ultimo propose un percorso che avrebbe evitato di attraversare la valle dello Scrivia in modo tale da proteggere la linea da un’eventuale attacco bellico proveniente da ponente.
Non fu, come ben si comprende, un lavoro studiato nei minimi particolari. Tuttavia, da questa traccia, si poterono indicare alcuni dettagli molto importanti come pendenze, viadotti, ponti e gallerie, tutti elementi in grado di formulare un concetto approssimativo dell’entità e dei costi dell’impresa.
Le maggiori difficoltà dal punto di vista territoriale si sarebbero incontrate fino a Rivergaro, dal momento che, da lì in poi, la ferrovia avrebbe comodamente raggiunto Piacenza correndo in perfetta pianura e lasciando la Trebbia alla sua sinistra.
In seguito furono proposti altri piani.
Ricordiamo il progetto ideati dagli ingegneri Oliva e Renaj, limitato però al solo tratto Genova-Montebruno, passando per Casella.
Altri studi valutarono l’ipotesi di un tratto ferroviario che partisse direttamente da Ronco.
Questo piano avrebbe di certo garantito un’ulteriore comodità, ma non avrebbe consentito quel raddoppiamento di linea tanto caro agli addetti al commercio.
Tutte queste iniziative non erano frutto di strampalate illusioni, bensì di esigenze importanti.
I giornali dell’epoca testimoniano infatti la necessità di provvedere, con nuove opere, ai bisogni del movimento commerciale del primo porto del Regno.
Addirittura ci si aspettava che la nuova linea ferroviaria potesse far concorrenza a quella che allora raggiungeva Alessandria.
Ecco che, nel frattempo, abbiamo nuovamente perso il treno delle 14.30 così come la possibilità di ammirare i paesaggi della nostra valle dal finestrino di un vagone.
Peccato però, perché temo fortemente di perdere anche quello di domani…
Stefano Parodi
Progetto: Ferrovia in Val Trebbia
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