Stasera si mangiano tortellini con la conserva fatta in casa e uova a metri cinque, c’è chi alle sette e venti di sera è già a dormire, chi ci andrà alle nove e prima di chiudere gli occhi rileggerà per la seconda volta un libro di Massimo Gramellini, “Fai bei sogni”.
Sogni d’oro, da un altro mondo, Tonno, dove nessuno da giovedì notte era più arrivato, dove venerdì mattina trenta residenti e due villeggianti hanno scoperto che il torrente Brevenna aveva mangiato pure lui: si è divorato un pezzo di strada comunale Alta Val Brevenna, subito dopo Chioso, località che sta prima di Mareta.
Duecento metri trascinati via, un po’ alla volta, in un paio d’ore. Duecento metri che tagliano a metà la valle, lasciano isolate trentadue persone e le abitazioni di Mareta, Aia Vecchia, Casareggio, Fullo, Senarega, Chiappa, Piancassina, Lavazzuoli, Roiale. Alla fine c’è Tonno e alle sette di ieri sera non piove, l’aria è fresca, l’odore della legna che brucia nelle stufe ti riempie le narici e l’unico rumore che senti è quello del trogolo.
La stufa e la fonte, quanto basta, anche adesso nell’emergenza. Quel che serve per capire che questo non sarà un mondo perfetto, ma se ci arrivi in una serata così ti può apparire meraviglioso. Arrivarci, prima che la protezione civile apra un varco sicuro. Oggi potrebbe essere il giorno giusto, «tra una settimana si potrà riaprire una strada per far passare le auto, almeno i mezzi di emergenza», spiega Michele “Ino” Brassesco, sindaco di Valbrevenna. Ha 61 anni, qui è nato ed è tornato a vivere con la moglie, vent’anni fa. È il sindaco dei Buonavoglia della Valle, quelli che non si lamentano, anche se sono isolati da due giorni. Non brontolano, ma si aiutano.
«Qui non esiste la litigiosità del condominio, magari ci si fa la guerra per un confine, ma nelle difficoltà ci si aiuta». Lo fanno anche il sindaco, il suo assessore ai lavori pubblici Aldo Piaggio e il collega con delega al Turismo, Aldo Scorzoni. Loro sono l’Italia al servizio della gente, quelli che sanno arrabbiarsi, ma invece di cercare un capro espiatorio preferiscono rimboccarsi le maniche. Puoi fidarti, occhio e croce faresti bene. Puoi fidarti e poi andare a vedere cosa succede davvero.
Anche dove non si può passare, perché duecento metri di asfalto non ci sono più. Perché altre strade non esistono, non ancora. Bisognerebbe arrampicarsi nel bosco, con un assessore che vuol vedere come stanno le sue frazioni e la gente che vive nella sua stessa comunità. Ci si arrampica, nel bosco, tra i rovi e quei 200 metri devono diventare per forza il doppio, il triplo, pregando che l’argine tenga e le ginocchia pure. Si passa, ci vuole mezz’ora, Aldo Scorzoni apre la strada, si scivola, ma si scende ed eccoci: dall’altra parte del mondo. Tonno adesso è lontana sei chilometri, bisogna salire fino a 950 metri, dopo non c’è più strada carrabile, ma la vetta dell’Antola, 1597 metri sul livello del mare.
Si può salire a piedi, ma con i Buonavoglia non funziona così. Aldo telefona: «Abbiamo superato il fiume». E scende a prenderti Paolo Bocca, 44 anni, geometra che lavora a Busalla, ma è tornato a vivere a Casareggio. «Benvenuti matti, salite in macchina. Come viviamo in questi giorni? In un certo modo come sempre, ma almeno io non posso andare a lavorare. Se vivi qui lo sai, può essere un’alluvione, una nevicata, la galaverna, ti devi in qualche modo attrezzare.
Le provviste per qualche giorno ci sono, anche le conserve di pomodoro fatte con mia madre, una sera pasta, l’altra tortellini, le uova del pollaio. Alla sera si va a dormire. Tv? Anche, meglio un libro, sto rileggendo “Fai bei sogni” di Gramellini. L’acqua e la luce ci sono, la legna per la stufa non manca mai, le linee telefoniche sono isolate, ma i cellulari prendono, con un po’ di fatica, come sempre, ma si parla. E poi con il sindaco e gli assessori ci teniamo in contatto con Facebook, gruppo “Quelli della Valbrevenna”».
Paolo è su Facebook e informa anche il suo vicino di casa Serafino Gaviglio, che dice di avere 72 anni e pazienza se all’anagrafe sono qualcuno di più. Alle sette è davanti alla tv, il volume va alle stelle, bisogna bussare forte. Serafino è nato qui e non se n’è mai andato, agricoltore, ma anche un mago con la dinamite: «Ho lavorato per la strada qua sotto». E la dinamite non è un buon amico dei timpani.
«Come va? Va bene, se non fosse che non ci sento e per queste gambe che fanno male, oggi sono sceso nell’orto, ma solo con il bastone. Mangiare ho mangiato, le medicine ci sono, la stufa fa un bel caldo, ora guardo il telegiornale, sento quel che sento, dicono che lunedì tornerà a piovere e vabbè aspettiamo. Finito il telegiornale vado a letto anche io, mio fratello Mario è già su che dorme da un pezzo. Grazie, stiamo tutti bene». Arrivederci Serafino, la macchina di Paolo sale fino a Tonno. Dove Francesco e Marina hanno appena finito di cenare. Domattina si scende alle sette, sogni d’oro tra i Buonavoglia.
http://www.ilsecoloxix.it (12/10/2014)
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