Il paese di Cabanne, presenta qua e là alcune vestigia dell’antico passato quando era una delle capitali dello “Stato” dei signori Della Cella. Rimane il palazzotto d’impianto seicentesco, alcuni portali con inciso il millesimo e la croce, e le due tele del Lanfranco nella baroccheggiante chiesa di San Bernardo Abate.
Interessante è il cosiddetto monastero di Villa Cella, presso la località omonima, che si dice sia stato fondato nel 1103. Ora non restano che miseri ruderi in abbandono.
L’arrugginita ruota del mulino diruto, che pare insista su parte dell’edificio monastico, simbolo del luogo, sembra essersi fermata con la vita che non è più.
Abbarbicata su un pianoro che pare scivolare in Aveto è la villa di Costafigara, alcune case di pregio ancora in pietra a vista, raggruppate intorno alla casa con torre al centro del paese, sembrano voler indicare al viandante distratto che la “Civiltà dei monti” era cosa seria.
Più oltre è Molini, con l’antico mulino seicentesco, che sebbene dismesso almeno dagli anni sessanta, presenta al suo interno un interessante campionario di strumenti da mugnaio e di civiltà contadina. Alcune case del villaggio risalenti al primo Ottocento sono di pregio.
A Rezzoaglio interessante è il campanile in pietra a vista della chiesa parrocchiale di San Michele che risale al 1769, tranne che l’elevato della torre campanaria.
Presso Rezzoaglio sull’ansa che forma l’Aveto in località Megòia sono i ruderi di un antico villaggio abbandonato, più in alto è il cosiddetto “castello”, ovvero i ruderi di un complesso fortificato risalente forse alla seconda metà del 1200, “scoperti” da Sandro Sbarbaro nel 2001.
Il tutto meriterebbe miglior sorte e le indagini stratigrafiche necessarie per avere conferme o smentite.
Sopra l’antico Rezzoaglio, in località “Posa” o “Prè grise”, sono i ruderi della cosiddetta “Casa dei Galli”.
L’edificio presenta alcune caratteristiche architettoniche di pregio, già dogana, fu probabilmente un edificio appartenuto ai Cella, signori di Rezzoaglio.
Il prato antistante è famoso perché, secondo lo storico Giuseppe Fontana, fu teatro dell’uccisione del famigerato bandito Crovo nel 1543.
Fra Villa Rocca e Villanoce immerso in un paesaggio a tratti fiabesco è il Mulino dei Bachicchi.
Il sovra-porta del portale è datato 1789, l’interno è ancora in buono stato; purtroppo le pale delle ruote a “terragnina” che azionavano le macine, in specie quelle della ruota in legno sono marcite, le pale della ruota in ferro sono ahimè arrugginite.
Di buona fattura è il ponte di Alpepiana. Costruito su quattro arcate nel 1789 a spese del Principe Doria, fu interessato da una piena dell’Aveto che distrusse le due arcate poste sul fiume.
Fu ricostruito ad un solo fornice nel 1832. Ora viene attraversato dalla strada Provinciale con carichi non certo consoni al progetto iniziale.
Sandro Sbarbaro
(Articolo tratto dal N° 41 del 21/11/2013 del settimanale “La Trebbia”)
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