Domenica 1 settembre 2013 è stato riconsegnato simbolicamente al paese, dopo i lavori di restauro, il castello di Gambaro, fortezza simbolo del paese che nei secoli XV e XVII fu oggetto di ricorrenti contese tra potenti famiglie dell’alta val Nure. Come abbiamo ricordato in un precedente articolo (che i lettori possono visionare cliccando l’archivio della nostra testata), il maniero fu eretto relativamente tardi, nella seconda metà del ‘400, se non addirittura nel primo decennio del secolo successivo: appartenne ai Malaspina, ai Nicelli, agli Sforza, ai Landi di Rivalta che lo tennero sino al 1785 quando divenne proprietà della famiglia genovese Bacigalupi e poi sede del Comune. Il castello fu anche residenza dei commissari degli Stati di Parma e Piacenza. Napoleone vi stabilì infatti la sua mairie e in seguito i duchi vi mantennero la sede comunale, finché i ceti emergenti di Ferriere non ottennero il trasferimento del municipio. Nella seconda metà del secolo scorso, dopo essere stato usato come fattoria agricola, stante la precarietà delle strutture, fu abbandonato e occasione per periodiche azioni di saccheggio di materiale edile.
Da oggi la fortezza torna ad essere uno dei punti di forza del territorio: il Comune e la valle si arricchiscono di un veicolo di promozione turistica di pregio e di notevole riferimento culturale; qui tradizione e storia locale potranno intrecciarsi con la promozione di numerose attività; sono già in corso visite storiche guidate e si intravedono altre opportunità per le quali sarà importante il supporto e la partecipazione delle associazioni del territorio.
La destinazione d’uso dell’immobile prevede un’ala destinata alla residenza dei proprietari: i coniugi Clara Mezzadri e Valentino Alberoni, ed un’altra destinata all’accoglienza dove sono disponibili cinque camere per gli ospiti del room end breakfast. Nel corso dei lavori di riqualificazione e restauro – hanno detto gli architetti Ferrari e Iacopini – siamo intervenuti sull’impianto generale sul recupero e consolidamento delle mura e sugli spazi interni sempre d’intesa con la Soprintendenza ai beni architettonici di Parma e Piacenza. Il tutto è stato fatto con prodotti naturali, mantenendo le tradizionali caratteristiche del castello e senza alterarne l’aspetto originario. I materiali usati sono quelli dei crolli e demolizioni degli anni passati e dove non bastavano si sono utilizzati materiali provenienti da antichi fabbricati. La pietra e il legno sono gli elementi qualificanti del restauro.
In occasione della festosa inaugurazione “Dune” (l’acronimo del gruppo ferrierese di animazione culturale e turistica “Domeniche utili a nuove emozioni”), ha fatto precedere l’evento da una marcia di avvicinamento a piedi con partenza da Ferriere: circa 8 chilometri lungo sentieri e tratturi del passato. La cerimonia è stata animata in Castello dal concerto del Coro polifonico Le ferriere diretto dal maestro Pancini che, nonostante l’inconveniente di un’improvvisa pioggerella, ha eseguito con bravura e intensità canti tratti dal periodo castellano, di corte e della tradizione popolare. Tanta la gente accorsa all’evento. Tra le autorità presenti il sindaco di Ferriere Giovanni Malchiodi con l’assessore Erminio Crenna, il vice sindaco di San Giorgio Donatella Alberoni, don Giuseppe Calamari.
Clara e Valentino, i Castellani di Gambaro
Nella zona alta della Valnure, ricorda Valentino Alberoni – che in unione di intenti con la signora Clara Mezzadri è l’artefice del restauro che ha richiesto più di 5 anni di lavoro e 2 di iter progettuali – scomparso il fortilizio dei marchesi Groppallo, andato distrutto quello di Centenaro e dimenticato quello dei Nicelli a monte di Mareto, restavano soltanto le rovine del castello di Gambaro a 864 metri sul livello del mare.
La passione per la storia locale e soprattutto per l’archeologia, accresciuta dalle esperienze condotte con Il Gruppo Archeologico Val Nure, mi ha fatto affezionare a questi sassi, al paesaggio, alla curiosità di conoscere da vicino il grande lavoro dei castellani di Gambaro. Abbandonato per decenni, sottratti serramenti e pietre che inquadravano da secoli porte e finestre, questo storico edificio era destinato all’abbattimento anche perché le parti alte costituivano un pericolo per i passanti. La torre d’ingresso pendeva verso la chiesa ed era stata puntellata. Con pazienza certosina i miei collaboratori hanno ricostruito ciò che era andato distrutto. La sfida si è protratta per sette anni, ma alla fine l’opera è conclusa e tanta è la soddisfazione per avere sottratto questo monumento architettonico al completo disfacimento. L’opera è stata eseguita da maestranze tutte locali che hanno sapientemente curato il restyling. Voglio ricordare la ditta edile Ferrari Giuseppe di Rompeggio, con un grazie particolare ai muratori Lino Farinotti e Daniele Maloberti; la falegnameria Cristian Birocci, l’idraulico Giuseppe Draghi, la squadra di elettricisti di Marco Padrini, l’artigiano del legno Luca Machiodi e del ferro Paolo Toscani, i fornitori di materiale edile e ferramenta Romano e Mattia Begonzi, lo studio tecnico dei geom. Paolo e Alessandro Mainardi e gli architetti Massimo Ferrari e Marco Iacopini, che hanno seguito meticolosamente ogni fase dell’opera.
Ferriere, oltre 7 anni di lavoro ed ecco resuscitato il castello di Gambaro
„Le parole sono pietre – aggiunge la signora Clara, ma anche le pietre sono parole: ci parlano dei lontani abitanti di questo bel luogo al quale siamo orgogliosi di avere ridato la sua originaria importanza monumentale e paesaggistico-urbana. Per saperne di più: www.castellodigambaro.it“
http://www.ilpiacenza.it (02/09/2013)
(Fotografia di Giacomo Turco)
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