Lagobisione dista 7 km da Bobbio e in un passato non tanto lontano contava 70 abitanti. Oggi i “superstiti” sono soltanto 17.
Un prototipo della nostra montagna appenninica, dove lo spopolamento è iniziato alcuni decenni fa, dopo il secondo conflitto mondiale, ed è continuato fino ai nostri giorni.
E bello ripensare ai nostri monti dove i paesi erano ancora popolati e la gente viveva su un’economia di sussistenza, ma dignitosamente. A Lagobisione ogni famiglia aveva la stalla, un congruo numero di capi di bestiame – mucche, manze, vitelli, talvolta capre e pecore – in totale gli abitanti potevano fare affidamento su 320-330 capi. Ci fu un periodo di anni durante i quali le famiglie allevavano due maiali, uno serviva alla propria famiglia, l’altro veniva venduto ai ristoratori di Bobbio.
Questa piccola frazione collocata su una specie di pianoro a 600 metri di altitudine, pochi decenni or sono produceva 3 mila quintali di frumento. Una cifra che sorprende ancora oggi per un piccolo agglomerato di agricoltori così intelligentemente capaci di coltivare il loro modesto podere. Anche il più piccolo proprietario ogni anno poteva disporre di 140/150 quintali. Festoso era il tempo della mietitura, ma ancora più festoso il tempo della trebbiatura. Gli agricoltori spesso erano soddisfatti dell’annata che aveva reso 3 quintali la pertica, talvolta anche 4/5 quintali. Risultato di un grande e faticoso lavoro dei nostri contadini che continuarono per decenni a seminare qualità adatte per le nostre montagne, sanpastore, generoso, mentana, autonomia. Alcuni ricordano che negli anni 60/70 il frumento poteva valere 6/7mila lire al quintale e veniva venduto al Consorzio Agrario o alla Ditta EdilGrassi.
Per arrotondare il bilancio familiare d’estate si formavano gruppi di uomini e di donne che lasciavano il paese per recarsi nel vercellese alla monda del riso. Ritornavano in ottobre nelle stesse cascine del Piemonte solitamente soltanto gli uomini per il taglio del riso. Momenti di vita vissuti in gioventù e ancora oggi ricordati con tanta nostalgia.
L’elettricità arrivò tardi a Lagobisione, negli anni ’60. Nelle case era in uso la lucerna a petrolio e doveva bastare per tutte le necessità della casa. Questo un quadro di una piccola frazione. Questi i ricordi lontani, ma non troppo, dei nostri valorosi contadini che sapevano allevare i figli (talvolta in buon numero) e dare loro la possibilità di studiare a Bobbio con il ricavato delle loro terre e del loro lavoro. Quanto stiamo scrivendo di Lagobisione vale per tanti altri paesi delle nostre vallate. Da tempo, ormai, i nostri contadini hanno abbandonato le loro terre e le loro stalle. Qualche raro caso di uomini generosi che nel solco dei ricordi seminano ancora frumento per non vedere incolti i loro campi ma soltanto nel ricordo dei loro vecchi che li avevano acquistati e coltivati con tanti sacrifici. Pochi anni fa un agricoltore che si incontra salendo verso questa frazione di Bobbio diceva che quell’anno (era il 2009) il suo frumento sul mercato valeva 11€ al quintale. E’ penoso scriverlo, ma è così: un quintale di frumento uguale al costo di due pacchetti di sigarette.
Ecco perché la nostra gente ha abbondonato la montagna e ha scelto la città, dove ancora alcuni anni fa si trovava lavoro.
La civiltà contadina, che fu in passato il cardine delle nostre popolazione dei monti, è ormai finita per sempre.
Da pochi decenni il livello umano e culturale è molto cambiato a Lagobisione. I giovani hanno frequentato le scuole a Bobbio e si sono diplomati alle Magistrali o in Ragioneria.
Facciamo volentieri i nomi di giovani che si stanno distinguendo nell’attività lavorativa: Giuliana nel campo paramedico a Bobbio, Sergio vigile urbano a Piacenza, Marco e Sara Silva nel campo assicurativo, Antonella tecnico informatico, titolare della tipografia in cui viene composta La Trebbia, Maurizia, laureata in Giurisprudenza, Avvocato, e attiva in uno studio notarile a Piacenza. Da ultimo un personaggio di alto rilievo, Franco Losini, che ha saputo approfondire gli studi su nuove attrezzature nel campo tecnologico più avanzato. Il suo nome è noto non solo in Italia, ma molto anche all’estero, soprattutto in estremo Oriente.
Don Guido
(Articolo tratto dal N° 16 del 26/04/2012 del settimanale “La Trebbia”)
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