La vegetazione è ovviamente intimamente legata all’aspetto climatico ed alla storia del clima di una zona nonché alla tipologia dei substrati ed agli interventi storici antropici.
La vegetazione dell’Alta Valle dell’Aveto è un connubio mirabile tra tipi diversi di differente provenienza a seconda delle differenti epoche climatiche. E’ così che qui convivono specie provenienti dal vicino Mediterraneo, con specie tipicamente appenniniche e specie invece testimoni di più fredde epoche e provenienti dalle zone alpine o persino a gravitazione mitteleuopea o circumpolare (relitti glaciali). E’ così che in una terra molto vicina al mite Mediterraneo scopriamo ancora la presenza di “brandelli di Lapponia”, mentre nuovi tipi vegetazionali sono nelle differenti epoche, stati introdotti dall’uomo per motivi anche di sussistenza alimentare (pensiamo per es. al Castagno o a molti alberi da frutta, preistoricamente ed anche storicamente non presenti). In origine (dopo l’ultima grande glaciazione del quaternario) la Valle era popolata da vegetazione d’alto fusto a tutte le quote costituita da Faggio e Abete Bianco. Storicamente gli abeti bianchi furono tagliati per servire alla costruzione della flotta genovese e dei remi delle imbarcazioni chiavaresi, e sempre più predominò la faggeta mista a specie di conifere di impianto antropico come nella foresta del monte Penna e Lame (pino nero, pino silvestre, pino strobo, abete rosso, larice, ecc.). Alcuni consorzi di autoctono Abete Bianco resistono presso il Monte Nero a nord del Monte Bue laddove si compongono pure importanti consorzi di pino mugouncinato.
Crescendo dal Medioevo in poi i borghi, sempre più alberi da frutta venivano impiantati, mentre cambiava nei secoli anche l’agricoltura con notevole presenza nei decenni passati di grano, segale, avena. La media e bassa vegetazione costituisce forse l’aspetto più peculiare ed interessante scientificamente: dalle radure e arbusti spinosi ove la fa da padrone il ginepro appenninico ma anche quello prostrato (specie relitta), e dove abbonda la rosa canina e selvatica ed i pruni spinosi, tra mirtilleti (in genere nero ma anche rosso) e lamponeti con fragole di montagna (rosacee) alle preziosissime zone umide ove veramente troviamo le perle dei relitti glaciali e specie anche invia di rarefazione o estinzione (pertanto in genere zone SIC o riserve). Vi troviamo per es. le piante carnivore della Drosera e della Pinguicola, l’Erioforo, lo Scirpo Cespitoso “erba delle renne”, vari sfagni, muschi preziosi, piante palustri e lacustri importanti! Troviamo in via del tutto eccezionale sulle sponde del Lago Riondo la Licopodiella!
E poi per chi si vuole riempire gli occhi di una miriade di colori e profumi deve seguirci durante il mese di maggio e giugno alla volta delle preziose fioriture d’alta montagna: tappeti di Genziane, Viole calcarate, Primule di diverso tipo anche preziose, aconito, digitali purpuree, una vasta tipologia di orchidee, soldanella!!!, l’endemico Garofano Superbo ecc.. Molte piante e fiori hanno in sé principi terapeutici ed officinali, come interessante è anche la varietà di miceti che fruttificano nelle humate lettiere dei nostri boschi di faggio: Boletus Edulis (porcino), Russule (colombine), Cantarellus cibarius (galletto)ecc… In questa meraviglia di specie botaniche trovano vita molti ed interessanti ed anche rari animali e animaletti: dai grandi mammiferi come il Lupo appenninico ed il Cinghiale, alla Volpe, alla Lepre, Tassi, Faine, Daini ecc.. Volatili come grandi rapaci: l’Aquila Reale, la Poiana, il Biancone, l’Astore, il Gufo Reale, l’Allocco, la Civetta, la Pernice Rossa… Anfibi interessantissimi come molti Tritoni tra cui l’Alpino, il Crestato, la Salamandra pezzata, la Rana temporaria ecc.. Rettili come la Vipera aspis, Biacchi, la Biscia col collare (natrix natrix) … e poi meravigliose farfalle come la splendida e sempre più rara Parnassius Apollo che si librano nell’aria montana tersa e salubre!
(Articolo tratto dal N° 24 del 24/06/2010 del settimanale “La Trebbia”)
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