Camminando per Torrio, capita di meditare su cosa rimanga del nostro passato. Restano case o tracce di case, la chiesa, alcune cascine, casoni, fasce, mulini. Resta il paesaggio: valle tribolata, limpidi torrenti, verdi prati, alberi da frutto, castagni, pascoli… tutti elementi di una visione compiaciuta, con le sue mulattiere e i suoi sentieri. Restano gli attrezzi dell’artigianato domestico, quelli delle tecniche edili e delle pratiche agricole. Esistono, poi, i vari aspetti del pensiero, delle consuetudini, della solidarietà, che spesso si riassumono nel termine più comune della tradizione.
La gente, la nostra gente, su questa terra ha lavorato, spostato case, cresciuto figli, pregato, litigato, amato; ha sviluppato idee, ha elaborato pratiche nuove, ha selezionato piante e animali; ha festeggiato le ricorrenze, ha onorato i propri morti. Tutto questo si chiama “cultura” e chi la conosce, la interpreta, la pratica e la tramanda. Chi fa queste cose, è “colto”, perché contribuisce a mantenere in vita le espressioni che per secoli hanno fatto comunicare fra loro gli uomini.
Il murale appena inaugurato non basta a esprimere la riconoscenza che dobbiamo ai nostri avi, ma, almeno, dovrebbe mantenere viva la storia della nostra comunità, così come la raccontano i luoghi: la piazza, la fontana, la chiesa il pascolo, l’osteria; così come la testimoniano le abitudini sociali, che hanno costruito i legami tra le persone.
Nella nostra ascendenza contadina possiamo ritrovare tutti quei valori di umanità profondi, semplici e sicuri, dai quali un’esistenza travagliata assumeva significato e grandezza. Mentre la nuova civiltà, alla quale l’uomo ha potuto accedere in modo relativamente facile, ci rivela adesso, dopo il primo entusiasmo, connotati di precarietà e di vuoto.
Nella “lettura del muro” possiamo trovare quello che veramente ci appartiene come vissuto, le emozioni del ricordo delle persone che non ci sono più, i luoghi della nostra infanzia, come eravamo…
A questo punto è doveroso un pensiero speciale alla “scuola”, dove si stanno recuperando, con notevole sforzo consorziale, quattro locali nella vecchia casa dei maestri, ai quali va il nostro ricordo affettuoso e riconoscente.
Sono tanti gli enti e le persone che hanno contribuito alla realizzazione del “muro”, anche volontari, tutti da ringraziare, per aver contribuito a rafforzare il nostro senso di comunità, oltre ogni retorica.
Gian Carlo Peroni – Presidente Consorzio Rurale di Torrio
(Articolo tratto dal numero 23 del 17/06/2010 del settimanale “La Trebbia”)
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