Gli antichi abitanti dei nostri monti hanno voluto e costruito, con il grande impegno e gli enormi sacrifici che richiedevano allora queste realizzazioni, la Cappella dedicata a Sant’Anna in una posizione certamente strategica per quei tempi. Le strade che salivano da Torriglia, via Frinti e dal fondo Valle Trebbia, ove scendevano quelle provenienti dalla Riviera, venivano a riunirsi per un breve tratto proprio su quella costa, dividendosi ancora subito dopo verso destra e verso sinistra, per evitare il maestoso Bric di Rondanina che si presentava lì di fronte. Proprio in quel punto, spartiacque fra le valli del Brugneto e del Cassingheno ai piedi del Bric, l’hanno eretta, forse per dare un segnale di fede che fosse visto e percepito da quanta più gente possibile, oltre che per l’esaudimento di un voto o di una promessa collettiva. Era un passaggio obbligato ove le carovane che salivano e che scendevano erano tante e tutti quegli uomini, che non sapevano magari neanche a chi fosse dedicata, passando hanno certamente rivolto una preghiera o un’invocazione al buon Dio, un devoto pensiero e come si usava, si sono scoperti il capo togliendosi il cappello. Poco oltre con le sue quattro-cinque osterie ben attrezzate, Rondanina accoglieva e offriva ristoro ed una notte di riposo a quei viandanti con i loro muli e cavalli, prima dell’ultima dura salita al valico che si apriva verso le terre piemontesi.
Il destino ha voluto che questo remoto monumento venisse a trovarsi ancora oggi (tenendo fede ai presupposti della gente di allora) in un punto di massima visibilità ed importanza. Infatti la strada carrozzabile costruita negli anni cinquanta, ora Strada Provinciale e successivamente collegata via Casa del Romano alla Regione Piemonte, transita proprio in sua aderenza e si può inoltre considerare una “beneaugurante” porta di accesso al Parco dell’Antola, visto che in quel punto vi si delimita la sua perimetrazione. Questa fotografia ce la presenta così come era nei primi decenni del secolo scorso, con tanta gente vestita a festa, venuta apposta per onorarla. Purtroppo nonostante un grosso intervento di ricupero eseguito negli anni ottanta dalla Comunità Montana Alta Val Trebbia; per la sua posizione ad alta quota ed a fil di costa, fortemente battuta dai venti e particolarmente esposta a forti intemperie, che la rendono particolarmente vulnerabile, presenta ora gravi segni di degrado nella copertura, che è la parte essenziale per il suo buon mantenimento e la tanto auspicata perenne conservazione.
Vittorio Sardo
(Articolo tratto dal N° 20 del 27/05/2010 del settimanale “La Trebbia”)
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