Il mulo e il mulattiere: un binomio che piano piano va scomparendo.
Avendo in passato fatto il mulattiere per oltre quarant’anni quasi assiduamente, e solo negli ultimi anni alternato a boscaiolo e contadino, mi sembra doveroso ricordare quello che nella frenesia quotidiana andiamo dimenticando: il passato.
Parlando del mulo vorrei sfatare un detto universale “testardo come un mulo”, poco veritiero e non appropriato, solo consultando i mulattieri, che sono i più idonei a darne un giudizio, il responso sarebbe diverso.
Certo i muli in alcuni frangenti sanno essere anche testardi, soprattutto nei primi approcci con la soma, ma poi riuscendo a fraternizzare con loro, possono esprimere sentimenti che alcuni di noi umani sicuramente non possiedono.
Per esperienza posso confermare che ho visto e posseduto muli che con la loro intelligenza mi hanno dato lezioni di vita indimenticabili. Certo che per portarli a certi livelli occorre l’insegnamento. Si dice che il cavallo sia uno degli animali più intelligenti in assoluto, forse un tantino più del mulo, ma perde il confronto in furbizia, sfido chiunque a ribadire il contrario.
Allo stato brado, l’uomo come reagirebbe?
Il mulo fino a poche decine di anni fa è stato determinante, soprattutto nelle zone montagnose, era l’asse portante per il trasporto di qualsiasi genere sia alimentare che materiale, è stato l’amico fedele non solo del mulattiere ma anche del contadino e dell’alpino, soprattutto durante le guerre dove ha condiviso miserie, fatiche e tragedie disumane.
Del mulattiere farò solo una sintesi, chiamato mulattiere colui che lavorava o lavora con tre, quattro, cinque muli o più.
Al mattino un’ora o due prima dell’alba doveva o deve recarsi in stalla, dar da mangiare e da bere, spazzolare i muli prima di mettergli il basto.
Il mulo per farlo lavorare bisogna metterci il basto, che è composto da due archi in legno, paglia pelo, tela, cuoio e spago, costruito manualmente. Diciamo che la forma è pressoché uguale, ma di zona in zona la procedura e il sistema di carico sono differenti, anche se la soma viene sempre adagiata per lo più ai lati dell’animale.
Il mulattiere, un lavoro molto faticoso e impegnativo.
In estate, un tempo, la notte i muli si portavano al pascolo, per lo più si dormiva all’addiaccio sotto quattro basti oppure sotto una pianta, con una misera coperta, materasso la terra, cuscino la giacca e tetto il cielo.
Al mattino prima dell’alba in cerca dei muli, la brina o la rugiada i piedi già ti bagnava, legna o carbone nel bosco in attesa. D’inverno se c’era la neve, si faceva il corriere nei paesini privi di strade carrozzabili, trasportando: generi alimentari, mangimi, cementi e altro.
Anche se la bufera infuriava non ti potevi fermare alla meta dovevi arrivare, se fradicio è stanco per primi i muli dovevi accudire; c’era un detto “chi vuole provare le pene dell’inferno faccia il fabbro in estate e il mulattiere in inverno”.
Una traccia abbiamo lasciato: la montagna il nostro letto, il nostro casolare, ragazzo non ci dimenticare.
Pino Tosi
(Articolo tratto dal N° 15 del 26/04/2007 del settimanale “La Trebbia”)
(Fotografia tratta dal sito http://www.appennino4p.it/mulattieri )
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