Gli abitanti di Fontanigorda si distinsero per aver dato vita, da tempo immemorabile, ad una industria, della quale se ne conoscono poche analoghe nel mondo: l’industria dell’esca. L’esca è un prodotto ottenuto dalla lavorazione artigianale di un fungo (Polyporus fomentarius) che si forma sui tronchi dei faggi abbattuti e morenti e che veniva utilizzato sia in ambito chirurgico, per confezionare bende emostatiche, sia come combustibile, per la sua proprietà di prendere fuoco facilmente e dì bruciare lentamente e tenacemente in qualsiasi condizione atmosferica.
L’industria dell’esca prese uno sviluppo notevolissimo, impegnando in qualche modo praticamente tutti gli abitanti e venendo esportata anche all’estero. Il processo della lavorazione iniziava sul posto della raccolta, con l’essicamento dei funghi al sole. Trasportati nelle fabbriche, che inizialmente altro non erano che le fumose cucine delle stesse abitazioni, essi venivano dapprima ammorbiditi immergendoli in acqua e quindi, dopo essere stati messi su un’incudine di pietra per una mezza giornata in modo da prosciugarsi un poco, venivano sottoposti a una prima energica battitura. Liberati dalle spore e tagliati a fette, venivano poi rimessi a bagno in una soluzione di nitrato di sodio e quindi distesi tramite un’ulteriore battitura. Lasciate asciugare al sole, le pezze ottenute venivano infine strofinate a mano fino a raggiungere un’adeguata morbidezza, quale quella della lana e del velluto, e una larghezza di almeno due palmi. Mentre questa seconda fase era per lo più affidata alle donne, nelle lunghe serate invernali, la mansione degli uomini consisteva nella raccolta. La causa che determinò, alla fine dell’800, il graduale declino e, nel periodo fra le due guerre mondiali, la fine di questa caratteristica industria, fu proprio il venir meno della materia prima e non la mancanza di richiesta.
Dopo la prima guerra mondiale, dalla Francia e dall’Inghilterra, infatti, giungevano ancora ordinazioni alle ditte rimaste.
Anche al tempo del suo migliore sviluppo, tuttavia, l’industria dell’esca, pur dando sostentamento a molte famiglie, non era sufficiente a sfamare l’intera popolazione e non arricchì nessuno».
(Testo da R. Melleri, E. Rabino Massa, G. Boetsh, D. Bley, Fontanigorda. Una comunità ligure aperta verso l’Europa, Comunità Montana Alta Val Trebbia, 1995.)
(L’immagine del Polyporus fomentarius è tratta da Wikipedia)
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